Una fotografia ritrae una giovane coppia. Sul ragazzo della foto iniziano a piombare freccette rosse, tutte dirette scrupolosamente verso di lui e a tirarle è lui stesso, Gardner Barnes (Kevin Costner). Fandango è la sua storia, la storia di una fuga da se stesso e dal mondo, soprattutto quando il mondo bussa alla tua porta con una lettera di chiamata alle armi.
Gardner inneggia alla sua libertà di ragazzo, di libertino senza regole e on the road, ma ci si accorge pesto che la sua è una libertà alla quale in un certo senso vuole costringersi per fuggire dal ricordo di quella foto. Gardner finge, finge con tutti compreso se stesso, è sulla menzogna che in un certo senso si costruisce il suo personaggio. Ma ha carisma e i suoi amici lo seguono in un viaggio che da Austin, in Texas, li porterà fino in Messico un po’ come ultima bravata dei Groovers prima che due di loro finiscano ne Vietnam, un po’ per festeggiare la mancata celebrazione del matrimonio che avrebbe unito Kenneth (Sam Robards) a Deb che, guarda caso, riempiva l’altra metà della foto di Gardner.
Questo il retroscena del film, e il resto è un’ora e mezza di puro divertimento cinematografico. La telecamera segue velocemente tutta l’azione del film e azione e suspense non mancheranno di certo e Kevin Reynolds non ci farà mancare neppure un inseguimento aereo nei cieli del Texas. Cinque ragazzi in una Cadillac lanciata nel deserto accompagnati da un carico infinito di birre. I presupposti ci lasciano pensare che possa accadere di tutto, e si può star certi che accadrà di tutto.
Un film divertente, un inno alla vita, ai «privilegi della gioventù» e forse a quelli di un’epoca passata dove la libertà era davvero a portata di mano, la si assaporava nei piccoli gesti senza sentirne il retrogusto amaro dei falsi idoli.
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